giovedì 8 ottobre 2009

"I minni dilli virgini" . Raccolta Afrodida




Questo post è per la raccolta “Afrodida”, lanciata nel blog di Dida, che ci propone di mettere insieme una serie di ricette afrodisiache, partendo proprio dalle parole di Isabel Allende nel libro “Afrodita".



Ho fatto una ricerca nella storia della cucina e anche della letteratura siciliana dove spesso la gastronomia ha un ruolo significativo, con l’intento di trovare una ricetta “afrodisiaca” che potesse mettere in risalto quanto in Sicilia, soprattutto nel passato, i piaceri dei sensi fossero legati ai piaceri della tavola, e come i divieti imposti dalla Chiesa, la mentalità moralista e tradizionalista, fosse spesso in contraddizione con una sorta di edonismo primordiale, appartenente sia alle fasce popolari (che spesso la sfogavano in periodi circoscritti, per esempio il carnevale), ma anche alla realtà nobiliare, dove l’apparente morigeratezza e religiosità, nascondeva lussi e sfrenatezze.
Al centro di Palermo, vicino Piazza Marina, erano noti i luoghi in cui, nelle tenebre della notte, tantissime carrozze eleganti, venivano parcheggiate per permettere ai potenti dell’epoca scambi di coppie e incontri con le “escort” di allora.

Anche in tavola veniva espressa una certa “malizia” e “il doppio senso”, stimolatori di passioni e fantasie, e la ricetta che più secondo me rappresenta tutto ciò, è quella di un dolce che poteva essere considerato afrodisiaco, non tanto per l’uso di ingredienti che stimolassero i sensi del piacere, ma per la sua forma e il suo significato, che nel passato, in cui si lasciava maggior spazio all’immaginazione, ancora di più suscitava sensuali turbamenti.


Questo particolare dolce, con diverse sfumature, presente in tutta la Sicilia, di cui sia a Palermo, che a Catania, che a Sambuca si rivendica la paternità, ha un nome che invece poco spazio offre all’immaginazione (almeno per chi conosce il dialetto siciliano), i “ minni delli virgini” (i seni delle vergini), o a Catania “i minnuzzi di Sant’Ajata” (i seni di Sant’Agata). Ed è ancora più paradossale e particolare che fosse stato inventato all’interno dei monasteri, dalle suore.

Dicevo della letteratura siciliana, perchè questo dolce è stato “nobilitato” da Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo, che con le sue parole ne esprime perfettamente il senso.
Don Fabrizio proprio durante il famoso ballo, vedendo di fronte a sè un vassoio di dolci scelse quelli che: “...si sfaldavano scricchiolando quando la spatola li divideva, sviolinature in maggiore delle amarene candite, timbri aciduli degli ananas gialli, e ‘trionfi della gola’ col verde opaco dei loro pistacchi macinati, impudiche ‘paste delle vergini’ ” e si domandava: “ Come mai il Santo Ufizio, quando lo poteva, non pensò a proibire questi dolci? I trionfi della gola (la gola, peccato mortale!), le mammelle di S. Agata vendute dai monasteri, divorate dai festaioli! Mah”.

Ne parla anche il Pitrè raccontando le tradizioni palermitane "In tutto l'anno tenevansi in alta fama le suore del monastero delle Vergini con le impareggiabili loro "sussameli" e, meglio, con certi loro pasticci, il nome de' quali, "minni d'i Virgini" (mammelle di vergine) si presta ancora oggi ad un bizzarro, e un po' salace bisticcio".

Nella letteratura più recente, una scrittrice siciliana, Giuseppina Torregrossa, ha scritto un libro che non ho ancora letto, che parte proprio dal racconto della fattura di questi dolci (nella versione catanese), per parlare di donne siciliane, il libro si intitola “Il conto delle minne” (il racconto dei seni).

foto da internet

Un po’ di storia. E’ stato un po’ complicato capirci qualcosa, perchè quella di questo dolce è particolarmente intricata, infatti ci sono tre diverse strade che si intrecciano tra loro, tre differenti origini, ma una è comune: questo dolce fu creato dalle mani e dalla fantasia delle suore, che nei monasteri si dilettavano nella preparazione e nel bunsiness dei dolci.

A Catania “le minne di Sant’Agata” raccontano di una storia cruenta di sesso, omicidio e santità. Un dolce che ricorda il martirio della giovane cristiana Agata, perpetuato da parte del pagano proconsole Quinsiano, il quale dopo aver visto rifiutate le sue avances nel nome della religione cristiana, tentò di corrompere la moralità della fanciulla, affidandola “alle cure” di una prostituta sacra di un tempio pagano, e non potendovi riuscire, la torturò recidendole i seni.
I dolci catanesi hanno quindi la forma di due cupolette di pasta frolla, ricoperte di glassa bianca, ripiene di crema di latte e canditi e sormontate da due ciliegie rosse. Devo dire che conoscerne la storia, smorza un po’ il potere erotico di questo dolce delizioso.

Nella tradizione di Sambuca invece il dolce fu inventato da Suor Virginia Casale di Rocca Menna del collegio di Maria, sotto richiesta della Marchesa di Sambuca, che per l’occasione del matrimonio del figlio, desiderava trovare in tavola una novità in campo di dolci. Nel 1725 la suora, probabilmente stupendo tutti per la sua sfacciataggine, creò, ispirata dalle dolci sinuosità delle colline della sua terra, un dolce morbido di pasta frolla, ripieno di crema, zuccata, cioccolata e spezie che risvegliassero i sensi, come pure la forma maliziosa di seno.

Ed infine la tradizione palermitana, che vuole questi dolcetti, a questo punto definibili dei veri peccati di gola, inventati e prodotti dalle suore del monastero di S. Maria delle Vergini, nella salita Castellana in corso Vittorio Emanuele, che si divertivano a ironizzare sul nome del loro monastero. Le “minni delle vergini” venivano vendute al pubblico dalle suddette suore, forse un pò troppo ingenue o forse precorritrici del marketing (avevano già capito quanto il corpo femminile fosse un buon veicolo per fare affari in un mondo declinato al maschile), fino agli anni ’60, tramite un’apertura del loro convento su Piazza Venezia.

I minni delle vergini adesso a Palermo, sono state rielaborate, rese meno esplicite (il colore verde e la forma squadrata di adesso le farebbero avvicinare di più ai seni di una extraterrestre) e vendute dai più pudichi pasticcieri palermitani col nome di cassatine.
Devo dire che a parte le tradizioni fin qui raccontate, che si chiamino cassatine o “ minni dilli virgini”, si tratta di veri bocconcini goduriosi, dolcissimi e delicati, morbidi e profumati, nessuno potrebbe resistere a questi attimi di puro piacere.

Ovviamente se si volesse offrire questo dolce con un “intento” afrodisiaco, sarebbe necessario porne due su di un piatto.
Offrendo una sola “minna” o una intera “guantiera” (vassoio), il senso della cosa potrebbe infatti non essere compreso da un “commensale” poco perspicace e più vorace, che si avventerebbe rapidamente su tutti i prelibati pasticcini, riempiendosi lo stomaco e annullando rapidamente il ludico obiettivo che ci si era proposti.


La ricetta che pubblicherò è quella palermitana, che mi è stata più facile da reperire, come pure le foto, nulla togliendo però alle splendide versioni di Catania e di Sambuca che pur avendo un identico significato, hanno un diverso aspetto e gusto, ma pur sempre ispirano fantasie voluttuose e passioni nascoste. Delle vere tentazioni.


Ingredienti:
Gr. 500 di pasta di mandorle, gr. 300 di ricotta, gr. 80 di zucchero semolato, gr. 200 di glassa di zucchero, gr. 100 di pan di spagna, ciliegie candite.

Lavorazione:
Preparare la pasta di mandorle come spiegato nella ricetta della Cassata Siciliana. Stendere la pasta di mandorle in uno strato di circa 2/3 millimetri e rivestire degli stampini a forma di cupola foderati precedentemente con la pellicola trasparente. Riempire le formine con la crema preparata in precedenza, unendo alla ricotta setacciata allo zucchero semolato.
Spezzettare il pan di spagna e spargerlo sulla crema fino a ricoprirla.Capovolgere le cassatine su dischetti di carta per dolci e spennellare la parte superiore con la glassa. Far asciugare e applicare al centro di ogni cassatina una ciliegia candita.

Ciao Dida, spero ti sia piaciuta.

19 commenti:

Lefrancbuveur ha detto...

bella idea. un saluto
E.

My Ricettarium ha detto...

Che bella iniziativa.. io di ricette afrodisiache non ne ho proprio!!.. questa tua sembra sublime!!! Grazie per la tua spiegazione... un bacione...

Anonimo ha detto...

Sono un Palermitano,ho sempre mangiato le cassatine,ma non sapevo fossero " i minni dilli virgini ". Ora, grazie al tuo blog,conosco tutta la storia,sia quella palermita,catanese e di Sambuca. La prossima volta che le mangerò,ci presterò più
" attenzione "
F.C.

Dida70 ha detto...

Carissima,
certo che mi è piaciuta...anzi piaciutissima!!! se scorri nel mio blog, a giugno ho proprio dedicato un post a questi dolci e li ho fatti proprio essendo ispirata dalla lettura del libro della Torregrossa, io amo le scrittrici siciliane ma...ti ho già espresso quanto ami la Sicilia in generale e la storia controversa e dalle mille sfaccettature di questo dolce...rende il tutto ancora più intrigante!
grazie di cuore, sono onorata di avere questa tuo post nella mia raccolta!
un abraccio
dida

Leonardo ha detto...

Le cassatine siciliane a Torino arrivano, non di certo come le hai descritte tu cara Evelin!
Per un golosone come me già solo le fotografie mi fanno venire l'acquolina...
Complimenti per il post, molto esaustivo.

Scarlett: ha detto...

brava Evelin...un po di storia per un buon dolce tutto siculo....brava !!!

iana ha detto...

Oddio le cassatine... quante ne mangerei!

UIFPW08 ha detto...

Sempre perfetta, impeccabile.
Bravissima

(Sono buonissime, parola di consumatore)

Mirtilla ha detto...

bellissimo post!!!
effettivamente incarnano il seno femminile,e posso immagginare i pensieri di quasi mezzo secolo fa ;)

amatamari© ha detto...

Ma devono essere proprio buonissime, già solo l'aspetto invita a mangiarle...
Bellissimo post, non ne sapevo niente ed adesso ho proprio l'acquolina in bocca...
:-)

Caty ha detto...

un vero inno alla bontà della vostra pasticceria !!bellissimo post , grazie.

ELisa ha detto...

Oh ... che bella questo articolo.
Complimenti per la ricerca, e grazie, sapevo tante cose ma cosi approfondito no. Sono sempre felice se trovo qualcosa scritto dalla bellissima sicilia, dove io ho vissuta per 15 anni.
sono una "ciciliana" adottata :-) anche se sono nata a Budapest
Bene detto questo, sai che anche la nostra cucina [ungherese] assomiglia tanto.
- dedico al tuo blog una mia poesia che scrissi, quando ho dovuta lasciare a sicilia, ma e sempre rimane nel mio cuore, e mi manca, cosi verro qua a respirare aria di mare e sole.
Una felice inizio settimana a tutti amici di questo blog, con sorriso, Lisa

ELisa ha detto...

PS la dedica se voi trovi qua;
ungoccianelmare.blogspot.com/2009_07_01_archive.html#177309251154231336

Unknown ha detto...

Per tutti: vi ringrazio tantissimo per i copmplimenti, ma il merito è tutto di questi dolcetti buonissimi!!!

@Dida: sai, mi ero persa il tuo post, che incredibile coincidenza, ho visto i dolci che tu hai fatto, sono spettacolari, bravissima, sono allora contenta di averti dato la ricetta della versione palermitana, spero di vederli presto fatti da te! E' per me un onore aver partecipato alla tua raccolta, è la prima volta che partecipo e l'ho fatto proprio perchè il tuo blog e le cose che scrivi, toccano sempre il cuore!

@Poeslandia: che belle le cose che scrivi e il tuo amore per la Sicilia, mi incuriosisce conoscere la cucina ungherese e le affinità che ci sono con la nostra!
La tua poesia mi ha commossa ed emozionata, grazie, grazie mille, non sai che piacere mi fa la tua dedica. Se vorrai, la pubblicherò sul blog. Spero tu possa tornare presto!
Evelin

Gianna ha detto...

Quanto sto imparando...grazie!

Nella Cucina di Martina ha detto...

Ciao...ti ho letto con molto interesse...bello sapere queste cose! Grazie!
Marty

ELisa ha detto...

Eccomiiii, buona sera cara Evelin, per me sara un piacere se lo conservi qua, la poesia, ... poverina almeno respira aria di sicilia, a me manca tanto tantissimo... ti lascio un abbraccio, con affetto, Lisa

ZIA MARIA VITTORIA ha detto...

Cara Evelyn ,anch'io non conoscevo la storia molto fantasiosa di questo dolce! Visto che hanno fatto la nuova versione appiattita, mi viene spontaneo pensare, che le suore si sono ispirate a "quelle" della madre vicaria . Ormai vecchetta!!!!!!HAHAHAH CHE NE DICI?

Unknown ha detto...

Infatti sono cassatine. In altri blog questo dolce è presentato diversamente, ovvero pasta frolla ripiena.

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