martedì 30 novembre 2010

La new entry nell’Agave world: il gatto Niki



Avevo una serie di argomenti di cui scrivere, ma certe volte alcuni eventi inattesi e per certi versi tragicomici prendono il sopravvento.

Il titolo di questo post potrebbe essere: noi e gli animali, una strana avventura.
Questo perchè il tema centrale di questa settimana sono gli animali e nella fattispecie i gatti.

Ma partiamo dalle origini. Io amo molto gli animali ( pur avendo paura dei cani randagi) ed in generale tutti gli esseri viventi, umani, vegetali ed animali, con qualche eccezione, tipo scarafaggi e topi. Però per diversi motivi non ho avuto mai rapporti molto stretti con animali domestici, se non canarini e una tartaruga che i miei genitori hanno da circa quindici anni.

Con i canarini ho uno strano rapporto perchè mio padre li alleva ed io, sarà per l’overdose a cui sono stata sottoposta o forse per un innato senso di libertà, non ho mai sopportato l’idea di vederli in gabbia e sentirli cantare come dei pazzi, qui si dice : “l’acieddu nta aggia o canta p’amuri o canta pi raggia” (l’uccello in gabbia canta per amore o per rabbia). E mai e poi mai avrei voluto un uccellino in casa mia. Ma la vita è strana e circa cinque anni fa ci capitò di andare ad una mostra di pittori impressionisti al Palazzo dei Normanni, una bella mostra della collezione Wurth (grandi capitalisti tedeschi con la passione per l’arte). Della mostra ricordo poco, perchè su una fontana trovammo un uccellino piccolissimo, tutto bagnato e preda di un gruppetto di colombe dispettose. Cosa fare? Dopo una breve consultazione una mia cara amica lo prese e lo mettemmo in una borsetta di stoffa e dopo una corsa a piedi ed una in auto lo portai dall’esperto, mio padre, che sentenziò: “non penso che sopravvivrà, prova a dargli il cibo ecc...”. Così fu adottato, nutrito da me con uno stuzzicadenti, nominato Wurth (malgrado i capitalisti), ed ora ha cinque anni ed è bello pimpante. Io lo guardo e dubitante mi dico: “Avrò fatto bene? Gli ho salvato la vita ma gli ho tolto la libertà”... Punti di vista.

Altro uccellino, un merlo, portato da una amica di un’amica che lo trovò caduto da un nido. Dopo una notte insonne a sentirlo pigolare ed i tentativi maldestri di nutrirlo, decisi di portarlo alla Lipu, così dopo averlo curato lo avrebbero liberato. Andavo a trovarlo tutti i giorni, ma il terzo giorno mi dissero che era morto...

Nel b&b decidemmo di non tenere animali, se non Wurth, per vari motivi, numero uno il regolamento condominiale, secondo la paura che gli ospiti potessero essere allergici o non gradissero, terzo le dimensioni della casa (piccolo il nostro spazio personale e senza ampi sbocchi esterni).

Ma adesso siamo in campagna e un gattino o un cagnolino ci potevano stare.
I cani mi piacciono... ma ad una certa distanza, lo so è stupido ma ho una certa paura, ricordo ancora il dalmata di una cara amica che mi inseguiva per giocare ed io che correvo intorno al tavolo ed ancora peggio quando durante una lunga passeggiata pomeridiana in spiaggia, un branco di cani randagi mi accerchiò girandomi intorno ed alla fine si impossessò del mio telo da mare (quanto mi piaceva!), che se non era per Massimo che alternava la dolcezza a momenti in cui abbaiava come loro, che ci inseguivano ringhiando, sarei rimasta stecchita sulla spiaggia trasformandomi io stessa in telo mare. Optavamo allora per un micino, ma non avevamo l’idea di andarcelo a cercare, speravamo di adottare un trovatello bisognoso di cure.

Così mi arriva una e-mail di mio zio che ha già due gatti. Mi annuncia che una bellissima gatta bianca, adulta, da un po’ si era stanziata nella loro villetta e loro cercavano in tutti i modi una famiglia che la adottasse.
Dopo alcune titubanze ci decidemmo a prenderla. E così pochi giorni fa, tutti soddisfatti e belli organizzati, ci portiamo la gatta a casa. Nemmeno mezz’ora e la gatta che fa? Scappa veloce come una lepre in mezzo alla campagna. E quella sera, pioggia, vento e gelo. Passiamo la notte (fino all’una) a cercarla, dotati di torcia elettrica, tra le fresche frasche, sotto la pioggia, niente. Avvisiamo gli zii (e soprattutto il cugino che vive con loro) che si disperano, arrivano qui il giorno successivo in tenuta da montanari e la cercano con noi ovunque. Nessuna traccia, ma i più affranti erano i veri padroni della gatta, ormai affezionatissimi alla candida creatura, pentitisi amaramente dell’averla regalata, e noi alquanto traumatizzati dall’averla persa. Il giorno successivo gli zii tornano, volantinano la foto del gatto in tutto il paese, scatta una sorta di chi l’ha visto in chiave felina, ed alla fine la ritrovano nella campagna e se la riportano a casa pronti ad adottarla per sempre (ma forse è lei che ha adottato loro).

Pochi giorni dopo mia cugina che è l’altra figlia dei miei zii, mi chiama. Lei ha cani, gatti, uccellini, tartarughe e ci manca poco ed alleva pure i topi, un po’ come faceva la mia nonnina (dalla quale evidentemente ha preso tutto il dna) che da bambina dava da mangiare a un piccolo topo, fino a quando non fu scoperta dai genitori, e che in età adulta aveva cinque gatti, due cani, un pappagallo etc (sarà per questo che mia madre invece non ha mai voluto animali in casa). La cuginona mi dice che ha un gattino, piccolo, rosso, tigrato, buono, ma in casa sua non c’è proprio spazio anche per lui, vuole darmelo. Io visto il trauma precedente faccio resistenze, magari è affezionata, e se poi scappa pure lui? Ma alla fine cediamo, ed ecco che il gattino arriva qui, si ambienta, si accoccola, gioca, mangia come un lupetto.
Come lo chiamiamo? Mia cugina per prenderci in giro dice: “ chiamatelo Silvio (a buon intenditore...)”, dopo un urlo di disapprovazione io dico: “ ma è un gatto rosso, un gattocomunista, allora chiamiamolo Niki (a buon intenditore)”. E Niki sia.
In realtà colore a parte, come ha decretato mio zio, più che un gattocomunista, visto quanto dorme è un gattocomodista, io direi un gatto lagnuso, vabè è il nostro gatto e non può essere altrimenti!

lunedì 22 novembre 2010

Sapone autoprodotto e il solito riassuntino

Limoni, aceto, acqua, sale... Cosa ho cucinato?

Gli ingredienti tipici della cucina siciliana ci sono quasi tutti, ci sono persino i limoni e l’aceto per l’agro dolce (bè in effetti il dolce manca), cosa sarà allora?
Non preoccupatevi, non è una bizzarra crema salata, non è uno strano condimento per il pesce, trattasi semplicemente di detersivo ecologico autoprodotto!



Sarà che vivere fuori dalla città cambia un po’ la vita, sarà che perdere un lavoro piacevole la cambia eccome, sarà che quando c’è la crisi della politica si cercano nuovi ideali, sarà che guardarsi intorno e vedere che le nuove montagne verdi (della sicula Marcella Bella), sono delle assolutamente meno poetiche montagne di immondizia multicolore,



insomma sarà per un insieme di cose che io sto diventando lievemente più ecologica, non troppo, mio malgrado, perchè rinunciare a delle comodità tipo l’automobile o la lavatrice è quasi impossibile per una lagnusa quale io sono, ma almeno un pò!

Prima di parlare di tutto questo però ci vuole un piccolo rewind, ovvero il mio solito riassuntino degli ultimi giorni dall’ultimo mio post ad oggi.

Come in questo periodo mi capita, faccio passare troppo tempo tra un post e l’altro, cosa alla quale cercherò di rimediare (almeno spero), ed improvvisamente mi rendo conto che sono trascorse settimane, a volte mesi e mi accorgo che seppure tutto sembri sempre uguale, sono invece accadute tante cose. E se l’ultima volta era passata l’estate tra case a Montecarlo, simboli verdi, delitti mediatici, etc adesso non è da meno. Se quegli eventi erano stati velocemente consumati e quasi dimenticati, ne sono accaduti di nuovi che alla identica velocità saranno macinati e poi gettati (nel dimenticatoio), proprio come i rifiuti di Terzigno e non solo.

Metafore del nostro paese, le discariche che esplodono, le alluvioni che devastano da nord a sud e mettono contro nord e sud, le domus che crollano, le escort (più o meno minorenni) che pullulano e vengono riciclate in nipoti di premier stranieri, le gru che ospitano immigrati rifiutati. E così via tra un coraggioso scrittore tanto amato quanto rinnegato, tra vecchie e nuove alleanze, attese di cambiamenti auspicabili e la paura gattopardesca che nulla mai si trasformi veramente...

Ed io nel mentre che ho fatto? Mi sono dedicata a lavori di restauro in questa nostra nuova casetta: inferriate, cancello, scala di ferro arrugginito da ritinteggiare, lavori in muratura per evitare crolli anche in questa domus (grazie all’aiuto del nostro supercugino tuttofare), raccolta di poche olive per produrre poco olio, trasformazione di vecchi piatti da gettare nell’immondizia e di carta di pane e volantini pubblicitari in piatti decorati a modo mio,

una giornata al mare d’autunno,
il solito sali e scendi da Palermo, l’intento di produrre meno rifiuti (siamo arrivati ad un solo sacchetto a settimana) grazie alla compostiera e al riutilizzo, il sapone fatto in casa, etc...

E adesso vai con il sapone. L’idea nasce grazie anche agli input del blog della fantastica Danda, l’idea nasce per ridurre i rifiuti ( non comprare sempre nuovi flaconi di sapone che poi vanno gettati nell’immondizia), per non inquinare e risparmiare (ho usato i limoni dell’alberello ed ingredienti che avevo in casa).
L’idea nasce per continuare l’interessante iniziale “svolta ecologica” cominciata con la compostiera che si è rivelata utilissima, non maleodorante, che ci ha evitato di frequentare spesso i fetidi cassonetti che ci circondano.

Ricetta del sapone per piatti trovata qui

Ingredienti:
tre limoni, 200 gr di sale, 400ml di acqua, 200 ml di aceto bianco.
Procedimento: spremere i limoni. Dalle bucce dei limoni togliere la parte filamentosa interna e il picciolo e tagliuzzare la parte restante da utilizzare. Frullare il succo dei limoni con il sale e le bucce. Aggiungere acqua e aceto, mettere il tutto in pentola e cucinare per 15 minuti, frullare il tutto nuovamente per rendere più fluido e cremoso,
raffreddare e sperare che funzioni, io credo proprio di si!

E questa volta non dico buon appetito, ma buon lavaggio di piatti, perchè vuoi o non vuoi, dopo aver cucinato e mangiato, tocca sempre questa incombenza!
Blog Widget by LinkWithin