Avevo una serie di argomenti di cui scrivere, ma certe volte alcuni eventi inattesi e per certi versi tragicomici prendono il sopravvento.
Il titolo di questo post potrebbe essere: noi e gli animali, una strana avventura.
Questo perchè il tema centrale di questa settimana sono gli animali e nella fattispecie i gatti.
Ma partiamo dalle origini. Io amo molto gli animali ( pur avendo paura dei cani randagi) ed in generale tutti gli esseri viventi, umani, vegetali ed animali, con qualche eccezione, tipo scarafaggi e topi. Però per diversi motivi non ho avuto mai rapporti molto stretti con animali domestici, se non canarini e una tartaruga che i miei genitori hanno da circa quindici anni.
Con i canarini ho uno strano rapporto perchè mio padre li alleva ed io, sarà per l’overdose a cui sono stata sottoposta o forse per un innato senso di libertà, non ho mai sopportato l’idea di vederli in gabbia e sentirli cantare come dei pazzi, qui si dice : “l’acieddu nta aggia o canta p’amuri o canta pi raggia” (l’uccello in gabbia canta per amore o per rabbia). E mai e poi mai avrei voluto un uccellino in casa mia. Ma la vita è strana e circa cinque anni fa ci capitò di andare ad una mostra di pittori impressionisti al Palazzo dei Normanni, una bella mostra della collezione Wurth (grandi capitalisti tedeschi con la passione per l’arte). Della mostra ricordo poco, perchè su una fontana trovammo un uccellino piccolissimo, tutto bagnato e preda di un gruppetto di colombe dispettose. Cosa fare? Dopo una breve consultazione una mia cara amica lo prese e lo mettemmo in una borsetta di stoffa e dopo una corsa a piedi ed una in auto lo portai dall’esperto, mio padre, che sentenziò: “non penso che sopravvivrà, prova a dargli il cibo ecc...”. Così fu adottato, nutrito da me con uno stuzzicadenti, nominato Wurth (malgrado i capitalisti), ed ora ha cinque anni ed è bello pimpante. Io lo guardo e dubitante mi dico: “Avrò fatto bene? Gli ho salvato la vita ma gli ho tolto la libertà”... Punti di vista.
Altro uccellino, un merlo, portato da una amica di un’amica che lo trovò caduto da un nido. Dopo una notte insonne a sentirlo pigolare ed i tentativi maldestri di nutrirlo, decisi di portarlo alla Lipu, così dopo averlo curato lo avrebbero liberato. Andavo a trovarlo tutti i giorni, ma il terzo giorno mi dissero che era morto...
Nel b&b decidemmo di non tenere animali, se non Wurth, per vari motivi, numero uno il regolamento condominiale, secondo la paura che gli ospiti potessero essere allergici o non gradissero, terzo le dimensioni della casa (piccolo il nostro spazio personale e senza ampi sbocchi esterni).
Ma adesso siamo in campagna e un gattino o un cagnolino ci potevano stare.
I cani mi piacciono... ma ad una certa distanza, lo so è stupido ma ho una certa paura, ricordo ancora il dalmata di una cara amica che mi inseguiva per giocare ed io che correvo intorno al tavolo ed ancora peggio quando durante una lunga passeggiata pomeridiana in spiaggia, un branco di cani randagi mi accerchiò girandomi intorno ed alla fine si impossessò del mio telo da mare (quanto mi piaceva!), che se non era per Massimo che alternava la dolcezza a momenti in cui abbaiava come loro, che ci inseguivano ringhiando, sarei rimasta stecchita sulla spiaggia trasformandomi io stessa in telo mare. Optavamo allora per un micino, ma non avevamo l’idea di andarcelo a cercare, speravamo di adottare un trovatello bisognoso di cure.
Così mi arriva una e-mail di mio zio che ha già due gatti. Mi annuncia che una bellissima gatta bianca, adulta, da un po’ si era stanziata nella loro villetta e loro cercavano in tutti i modi una famiglia che la adottasse.
Dopo alcune titubanze ci decidemmo a prenderla. E così pochi giorni fa, tutti soddisfatti e belli organizzati, ci portiamo la gatta a casa. Nemmeno mezz’ora e la gatta che fa? Scappa veloce come una lepre in mezzo alla campagna. E quella sera, pioggia, vento e gelo. Passiamo la notte (fino all’una) a cercarla, dotati di torcia elettrica, tra le fresche frasche, sotto la pioggia, niente. Avvisiamo gli zii (e soprattutto il cugino che vive con loro) che si disperano, arrivano qui il giorno successivo in tenuta da montanari e la cercano con noi ovunque. Nessuna traccia, ma i più affranti erano i veri padroni della gatta, ormai affezionatissimi alla candida creatura, pentitisi amaramente dell’averla regalata, e noi alquanto traumatizzati dall’averla persa. Il giorno successivo gli zii tornano, volantinano la foto del gatto in tutto il paese, scatta una sorta di chi l’ha visto in chiave felina, ed alla fine la ritrovano nella campagna e se la riportano a casa pronti ad adottarla per sempre (ma forse è lei che ha adottato loro).
Pochi giorni dopo mia cugina che è l’altra figlia dei miei zii, mi chiama. Lei ha cani, gatti, uccellini, tartarughe e ci manca poco ed alleva pure i topi, un po’ come faceva la mia nonnina (dalla quale evidentemente ha preso tutto il dna) che da bambina dava da mangiare a un piccolo topo, fino a quando non fu scoperta dai genitori, e che in età adulta aveva cinque gatti, due cani, un pappagallo etc (sarà per questo che mia madre invece non ha mai voluto animali in casa). La cuginona mi dice che ha un gattino, piccolo, rosso, tigrato, buono, ma in casa sua non c’è proprio spazio anche per lui, vuole darmelo. Io visto il trauma precedente faccio resistenze, magari è affezionata, e se poi scappa pure lui? Ma alla fine cediamo, ed ecco che il gattino arriva qui, si ambienta, si accoccola, gioca, mangia come un lupetto.
Il titolo di questo post potrebbe essere: noi e gli animali, una strana avventura.
Questo perchè il tema centrale di questa settimana sono gli animali e nella fattispecie i gatti.
Ma partiamo dalle origini. Io amo molto gli animali ( pur avendo paura dei cani randagi) ed in generale tutti gli esseri viventi, umani, vegetali ed animali, con qualche eccezione, tipo scarafaggi e topi. Però per diversi motivi non ho avuto mai rapporti molto stretti con animali domestici, se non canarini e una tartaruga che i miei genitori hanno da circa quindici anni.
Con i canarini ho uno strano rapporto perchè mio padre li alleva ed io, sarà per l’overdose a cui sono stata sottoposta o forse per un innato senso di libertà, non ho mai sopportato l’idea di vederli in gabbia e sentirli cantare come dei pazzi, qui si dice : “l’acieddu nta aggia o canta p’amuri o canta pi raggia” (l’uccello in gabbia canta per amore o per rabbia). E mai e poi mai avrei voluto un uccellino in casa mia. Ma la vita è strana e circa cinque anni fa ci capitò di andare ad una mostra di pittori impressionisti al Palazzo dei Normanni, una bella mostra della collezione Wurth (grandi capitalisti tedeschi con la passione per l’arte). Della mostra ricordo poco, perchè su una fontana trovammo un uccellino piccolissimo, tutto bagnato e preda di un gruppetto di colombe dispettose. Cosa fare? Dopo una breve consultazione una mia cara amica lo prese e lo mettemmo in una borsetta di stoffa e dopo una corsa a piedi ed una in auto lo portai dall’esperto, mio padre, che sentenziò: “non penso che sopravvivrà, prova a dargli il cibo ecc...”. Così fu adottato, nutrito da me con uno stuzzicadenti, nominato Wurth (malgrado i capitalisti), ed ora ha cinque anni ed è bello pimpante. Io lo guardo e dubitante mi dico: “Avrò fatto bene? Gli ho salvato la vita ma gli ho tolto la libertà”... Punti di vista.
Altro uccellino, un merlo, portato da una amica di un’amica che lo trovò caduto da un nido. Dopo una notte insonne a sentirlo pigolare ed i tentativi maldestri di nutrirlo, decisi di portarlo alla Lipu, così dopo averlo curato lo avrebbero liberato. Andavo a trovarlo tutti i giorni, ma il terzo giorno mi dissero che era morto...
Nel b&b decidemmo di non tenere animali, se non Wurth, per vari motivi, numero uno il regolamento condominiale, secondo la paura che gli ospiti potessero essere allergici o non gradissero, terzo le dimensioni della casa (piccolo il nostro spazio personale e senza ampi sbocchi esterni).
Ma adesso siamo in campagna e un gattino o un cagnolino ci potevano stare.
I cani mi piacciono... ma ad una certa distanza, lo so è stupido ma ho una certa paura, ricordo ancora il dalmata di una cara amica che mi inseguiva per giocare ed io che correvo intorno al tavolo ed ancora peggio quando durante una lunga passeggiata pomeridiana in spiaggia, un branco di cani randagi mi accerchiò girandomi intorno ed alla fine si impossessò del mio telo da mare (quanto mi piaceva!), che se non era per Massimo che alternava la dolcezza a momenti in cui abbaiava come loro, che ci inseguivano ringhiando, sarei rimasta stecchita sulla spiaggia trasformandomi io stessa in telo mare. Optavamo allora per un micino, ma non avevamo l’idea di andarcelo a cercare, speravamo di adottare un trovatello bisognoso di cure.
Così mi arriva una e-mail di mio zio che ha già due gatti. Mi annuncia che una bellissima gatta bianca, adulta, da un po’ si era stanziata nella loro villetta e loro cercavano in tutti i modi una famiglia che la adottasse.
Dopo alcune titubanze ci decidemmo a prenderla. E così pochi giorni fa, tutti soddisfatti e belli organizzati, ci portiamo la gatta a casa. Nemmeno mezz’ora e la gatta che fa? Scappa veloce come una lepre in mezzo alla campagna. E quella sera, pioggia, vento e gelo. Passiamo la notte (fino all’una) a cercarla, dotati di torcia elettrica, tra le fresche frasche, sotto la pioggia, niente. Avvisiamo gli zii (e soprattutto il cugino che vive con loro) che si disperano, arrivano qui il giorno successivo in tenuta da montanari e la cercano con noi ovunque. Nessuna traccia, ma i più affranti erano i veri padroni della gatta, ormai affezionatissimi alla candida creatura, pentitisi amaramente dell’averla regalata, e noi alquanto traumatizzati dall’averla persa. Il giorno successivo gli zii tornano, volantinano la foto del gatto in tutto il paese, scatta una sorta di chi l’ha visto in chiave felina, ed alla fine la ritrovano nella campagna e se la riportano a casa pronti ad adottarla per sempre (ma forse è lei che ha adottato loro).
Pochi giorni dopo mia cugina che è l’altra figlia dei miei zii, mi chiama. Lei ha cani, gatti, uccellini, tartarughe e ci manca poco ed alleva pure i topi, un po’ come faceva la mia nonnina (dalla quale evidentemente ha preso tutto il dna) che da bambina dava da mangiare a un piccolo topo, fino a quando non fu scoperta dai genitori, e che in età adulta aveva cinque gatti, due cani, un pappagallo etc (sarà per questo che mia madre invece non ha mai voluto animali in casa). La cuginona mi dice che ha un gattino, piccolo, rosso, tigrato, buono, ma in casa sua non c’è proprio spazio anche per lui, vuole darmelo. Io visto il trauma precedente faccio resistenze, magari è affezionata, e se poi scappa pure lui? Ma alla fine cediamo, ed ecco che il gattino arriva qui, si ambienta, si accoccola, gioca, mangia come un lupetto.
Come lo chiamiamo? Mia cugina per prenderci in giro dice: “ chiamatelo Silvio (a buon intenditore...)”, dopo un urlo di disapprovazione io dico: “ ma è un gatto rosso, un gattocomunista, allora chiamiamolo Niki (a buon intenditore)”. E Niki sia.
In realtà colore a parte, come ha decretato mio zio, più che un gattocomunista, visto quanto dorme è un gattocomodista, io direi un gatto lagnuso, vabè è il nostro gatto e non può essere altrimenti!
In realtà colore a parte, come ha decretato mio zio, più che un gattocomunista, visto quanto dorme è un gattocomodista, io direi un gatto lagnuso, vabè è il nostro gatto e non può essere altrimenti!
12 commenti:
Che dolce storia di animali Evelin.
Io mi ritrovo un po' in te.
Un abbraccio grande.
Ma che bel post questo.. ho letto tutto così attentamente..ero rapita. immaginavo le varie situazioni.. Mi dispiace per la vicenda col 1° gattino.. e vabbè dai.. ma era perchè dovevate avere Niki.. guarda che bello!!!!! baci e buona giornata :-)
che bello!!!
Che dolce! Somiglia al mio Leo. Io di gatti ne ho una decina e a parte una femmina, attivissima cacciatrice, gli altri sono lagnusissimi tant'è vero che io li chiamo "gli sfati cats".Quanto agli uccellini la penso come te, non riesco a vederli in gabbia.
A presto e salutami Wurth il sopravvissuto,
Rosa
Ma quant'è bello Niki!!
Come sempre sono rimasto entusiasta del tuo racconto Evelin, hai la capacità di trasmettere le sensazioni ed emozioni che provi tu.
Buon inizio di settimana!
Scarafaggi, topi e.... Presidenti del Consiglio ? hahahahahaha
Niki lo vedo più saggio della micia: in genere le femmine sono più difficili da adottare, una volta che sono state già in casa di qualcuno... sono sempre molto più "lagnuse". Ricordo quella che i miei nonni "adottarono": dopo due anni dovettero darla indietro perchè era ancora mezza furastica e si faceva fare due carezze a malapena anche da loro...
I maschi sono più "bambacioni" :-D
Allora... benvenuto Miki !!!! :-D
P.s.: più che un gatto comunista mi pare proprio, secondo quello che dice qualcuno "verde"... un gatto del sud !!! Sta in panciolle, mangia, beve e non fa niente hahahahaha
@Stella: che bello quello che hai scritto!
@Claudia: grazie e forse era desino!
@Mirtilla: thanks!
@Rosa: Niki fa parte del club dei tuoi gatti! Wurth ricambia, cip cip!
@Sirio: mi fa un grandissimo piacere questo complimento!
@Jajo: si, faccio qualche eccezione pure tra gli umani in effetti...
E se il gatto maschio è bambacione, io sto rimbambita (per non usare termini volgari ma forse più appropriati) appresso a lui, nella sedia con Niki in braccio che dorme, si, quei verdi lì ci additerebbero subito come due siculi umanofelini ultralagnusi e sfaticati!!!
ciao!!! grazie per esser passata da me così ho potuto scoprire il tuo bellissimo blog e il dolcissimo Niki!!!! adoro i gatti! i miei preferiti sono proprio quelli arancioni!!!! come il mio Cricchetto :)
baciiii
Avevo un gattino bellissimo anche io e dopo 14 giorni è morto e non so nemmeno il perché... poi abbiamo adottato Oliver ed è scappato... e adesso non ne voglio più perché temo di soffrire ancora...
Ma è bellissimo questo gatto!assomiglia tantissimo al mio!
Piacere di conoscere te e il tuo blog, dolcissima storia. Mi aggiungo ai sostenitori, ti seguirò con piacere anche perchè vivo vicino Palermo :)
meraviglioso gatto Niki........una valanga di coccole da parte mia!!!
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