Cosa ho deciso di fare in una normale giornata di luglio, ore 15 circa, temperatura all’ombra di 35 gradi (in cucina, di 50 gradi), umidità a livelli
inimmaginabili?
Preparare uno dei miei dolci preferiti: la crostata di “gelo di mellone” .
E’ pur vero che il termine gelo farebbe pensare ad una piacevole frescura, ma questa, nel caso del “gelo di mellone”, c’è solo nell’atto di mangiarlo e non di certo nel cucinarlo, soprattutto quando il caldo è insostenibile anche prima di aver acceso i fornelli.
Purtroppo però ogni tanto si scatena dentro di me il raptus della “cuciniera masochista”, alterego della “lagnusia acuta” che generalmente mi caratterizza, e così, da che non faccio assolutamente nulla, scelgo dei momenti impensabili, umanamente insostenibili per cominciare a cucinare piatti che avrebbero bisogno di tempo e rilassatezza, ma soprattutto di un clima più accettabile. Ripensandoci la mia forse è solo una questione genetica, visto che mia nonna in questi giorni (lei però ha il raptus perenne) ha cucinato peperoni ripieni, milincianeddi ammuttunati, sarde a beccafico etc. Cosa sarà mai in confronto il mio “gelo di mellone”, anche se prepararlo significa stare davanti una pentola piena di liquido bollente da mescolare in continuazione?
E insomma oltre al raptus ed al gene di nonna Ina, c’è pure il fattore palermitanità. Infatti io, come tutti i palermitani, adoro il gelo di mellone, in ogni sua forma o versione, amo quel suo profumo speziato, amo gli aromi che emana, amo gelsomino e cannella, amo la consistenza morbida ed il suo sapore delicato ma fortemente originale, così di tanto in tanto quando vedo un’anguria, non riesco a resistere alla tentazione, e se ho l’ispirazione la trasformo immediatamente in gelo.
In un post di qualche tempo fa ho descritto l’amore che i palermitani riservano all’anguria, che mangiano in chioschi e chioschetti, che portano al mare e che d’estate non manca mai nelle tavolate con amici e parenti. Durante il Festino di Santa Rosalia, usano poi nobilitare l’apprezzato frutto rendendolo un dolce raffinato e delizioso, in onore della santa e soprattutto del proprio palato. E così visto che è tempo di festino io ho preparato un dolce a base di “gelo di mellone”, una bella crostata (di solito è più facile trovarla nei banchi delle bellissime pasticcerie palermitane, in formato mignon).
Il tutto (caldo a parte) in realtà è molto semplice, basta preparare il gelo (con un litro di succo di anguria ho fatto una crostata e tre coppette di gelo) ed una normale pasta frolla, io ho usato questa ricetta classica:
Ingredienti
Per la pasta frolla:
Per il gelo:
lavorazione:
preparare la pasta frolla mescolando bene gli ingredienti, ottenuto l’impasto della giusta consistenza, formare una palla, avvolgerla in pellicola e riporla per un’ora in frigo.
Imburrare e spolverare di farina una teglia.
Foderare la teglia, compresi i bordi, con la frolla, decorare i bordi con una forchetta. Bucherellare la pasta frolla con la forchetta, e poggiarvi sopra un disco di carta da forno da ricoprire con del riso (o fagioli secchi) per non far gonfiare la pasta frolla. Far riscaldare il forno a 180°, e infornare per circa 40 minuti.
Togliere dal forno e far raffreddare. Quando è fredda si può togliere dalla teglia e metterla in un piatto.
Preparare il gelo: Togliere la buccia e i semi neri e passare l’anguria al passa-pomodoro fino ad ottenere un litro di succo. Mettere in infusione i fiori di gelsomino in poca acqua calda. Versare in una pentola il succo, aggiungere l’amido e farlo sciogliere a freddo. Aggiungere lo zucchero e cannella, mettere sul fuoco e mescolare, portare al bollore, quando si addensa spegnere il fuoco e aggiungere l’acqua aromatizzata dai gelsomini e mescolare. Quando è tiepido si potranno aggiungere le gocce di coccolato.
A questo punto quando il gelo sarà tiepido si potrà versare sulla frolla. Sarebbe ideale decorare il tutto con le gocce di cioccolata, con i gelsomini e della granella di pistacchi (che io però non avevo). A questo punto far raffreddare e riporre in frigo per solidificare il tutto.
Infine degli ultimi ringraziamenti a chi, se pur ignaro, mi ha permesso di preparare questo dolce (e di conseguenza anche di scrivere questo post): il fruttivendolo Orazio che ci ha venduto alla cieca una anguria di
Dopo di che cosa altro dire se non: “viva Palermo e viva Santa Rosalia!”
7 commenti:
Io mangio tantissimo gelo in estate, ma è una genialata farne una crostata!! Mai provato, mai sentito, mi incuriosisce tantissimo. Complimenti!
il gelo di mellone non l'ho mai mangiato..ma vedendolo in questa crostata,con quel gelsomino profumato. mi piacerebbe gustarlo insieme alla tua lagnusia palermitana...ahahahahaha
buon fine settimana cara..baci
Per fortuna tua nonna ( mia madre )
non è portata per l'arte dolciaria,
altrimenti trascorrerebbe il resto del suo tempo a cucinare pure i dolciumi,che ne è molto ghiotta.
Tu che sei la nuova generazione,
l'hai superata,non solo sai cucinare e preparare i dolci,ma sai anche dipingere, scrivere,ecc.ecc..ecc...
Caspita, la ricetta pare buona, ma non facilissima forse... Mi sembra una preparazione delicata! Dovrò cmq provare ;)
Che meraviglia!
Anche io adoro questo dolce...delizioso e brava...e un saluto al mio bello parrino che s'insignò a commentare i post!!! ah ah ah
Mariiiiiia che bbbuona! Pure io, se mi viene voglia di gelo o se solo mio figlio, cui ho trasmesso geneticamente la mia passione per l'anguria, accenna a un vago desiderio di gelo, non esito a mettermi a passare-filtrare- cucinare chili e chili d'angiria per trasformarla in questa delizia della nostra terra, anche se ci sono 40 gradi all'ombra! Per accendere anche il forno e fare la crostata però ci vuole più coraggio. In questo periodo nel mio forno ci sono le "filinie" (traduco per i non siculi: le ragnatele)!
Io adotto un magnifico trucco quando preparo il gelo. Metto nel tegame l'amido e lo zucchero, li mescolo per bene e dopo aggiungo il succo mescolando bene. I tempi si accorciano perchè non si forma l'ombra di un grumo. Provare per credere!
Una domanda: quanto tempo devono stare i fiori di gelsomino in infusione? Questo passaggio finoral'ho sempre omesso, mettendo i gelsomini solo come decorazione. Adesso però voglio provare.
Ti abbraccio,
Rosa
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