Dopo due settimane trascorse nella quasi serafica sopportazione di ogni tipo di influenza, che ha “perseguitato” me e tutti i miei familiari, adesso forse guarita, solo un po’ di tosse ancora, ho finalmente potuto fare una passeggiata domenicale (se pur in serata) che mi ha permesso di scoprire un paese non troppo distante da Terrasini (e da Palermo), un paese che non avevo mai visitato e pur avendolo visto ormai all’imbrunire, mi è sembrato bellissimo, e per quanto abbastanza conosciuto (soprattutto grazie al vino che vi si produce), credo meriti ancora più fama e rilievo di quanto ne abbia adesso: Alcamo.
Conosco da sempre Alcamo marina, e soprattutto la sua spiaggia molto bella dove spesso mi è capitato di andare al mare, sia da piccola che in tempi più recenti.
Ho dei vaghi ricordi d’infanzia del Monte Bonifato dove c’è un bel bosco che si trova proprio a ridosso della bella cittadina, ed anche “conoscenze gastronomiche”, legate al ristorante Bahìa, vicino al mare,
dove si mangia un ottimo cous cous al pesce.
Ho dei vaghi ricordi d’infanzia del Monte Bonifato dove c’è un bel bosco che si trova proprio a ridosso della bella cittadina, ed anche “conoscenze gastronomiche”, legate al ristorante Bahìa, vicino al mare,
dove si mangia un ottimo cous cous al pesce.
Ma ad “Alcamo paese” non ero mai stata, sapevo essere molto bello, grande e ricco di monumenti, ma vederne il centro storico, seppur di fretta, è stato molto piacevole, mi dispiace solo che la mia macchina fotografica di sera non faccia delle foto decenti, ma sarà la scusa in più per fare un’altra visita durante una di queste belle giornate soleggiate.
Alcamo ha origini arabe, questa è l’unica certezza, ho infatti trovato almeno quattro diverse interpretazioni riguardanti l’origine del suo nome: secondo la prima deriverebbe dal termine arabo Alqamah (fango) per intendere una terra fertile, una seconda teoria fa originare Alcamo da Al-Kamuk, il comandante arabo che l’avrebbe fondata. Oppure sembra che l’avessero fondata nel 827 attorno a un piccolo castello e avesse preso il nome dall’ emiro arabo che si chiamava Al-Qamah. Un’ altra ipotesi fa originare il nome Alcamo da “Mazil Alqamah” dove per mazil si intende un gruppo di case e con alqamah un cocomero velenoso (ma non era il fango fertile??? ).
Non voglio descrivere qui queste Chiese così belle, che sono davvero tante e oltretutto andrebbero visitate all’interno (cosa che non abbiamo potuto fare perché era già sera), e perché meriterebbero studi più approfonditi, ma semplicemente raccontare una bella passeggiata che ha lasciato vivo il desiderio del ritorno, una sensazione di arricchimento e l’orgoglio di vivere in una terra che va sempre riscoperta e che malgrado il degrado e l’incuria che troppo spesso purtroppo non fanno fiorire, come dovrebbe, il grosso patrimonio culturale che ci è stato lasciato dai nostri predecessori, riesce comunque sempre a meravigliare e a regalare belle emozioni.
Noi abbiamo parcheggiato in un belvedere che è una sorta di cinta muraria, e tramite la Porta Palermo,
si può aggirare in tutto il suo perimetro e che fortunatamente è ristrutturato e ben illuminato.
una delle porte della cittadina, siamo entrati nel corso principale che ha subito mostrato le sue bellezze, diversi scorci suggestivi, un bellissimo portale,
angoli illuminati dalla luce fioca dell’imbrunire, Chiese, monumenti, balconcini, diversi stili architettonici che si intrecciavano armoniosamente. Siamo arrivati in una grandissima piazza dove dominava su tutto il Castello del XIV-XV secolo,
si può aggirare in tutto il suo perimetro e che fortunatamente è ristrutturato e ben illuminato.
Poi siamo arrivati alla piazza principale, dove c’è una bella chiesa e un antico collegio dei Gesuiti. Vicinissimo al Collegio c’è la Cappella della Sacra Famiglia.
Questa Chiesetta appariva, già dall’esterno, affascinante e fortunatamente era anche aperta, così siamo entrati, poco dopo si è avvicinato un simpatico e particolare signore che si è mostrato desideroso di spiegarci alcune cose della cappella e di Alcamo.
Ci ha spiegato che quella Chiesa era stata costruita dai Gesuiti cento anni prima del Collegio. Ha cominciato così: “Bisogna ricordare… che Alcamo sorge in un luogo molto bello, tra il monte Bonifato, il mare, e le acque termali, è vicina a due aeroporti, quello di Trapani e quello di Palermo...” e poi: “sapete chi erano i Gesuiti? Se non lo sapete ve lo dico io”, e senza darci il tempo di fiatare, ha continuato: “bisogna ricordare… che i nobili e ricchi signori avevano tanti figli, i primogeniti ereditavano il titolo, ma gli altri non potevano, allora venivano fatti entrare nel clero con delle ricche doti”, “con queste doti costruivano chiese e conventi”.
Poi ci ha mostrato i simboli della Sacra Famiglia che si trovavano sul portale e su un palchetto di legno: il sole nascente e le spighe. Ci ha segnalato le teche con le reliquie di S. Casimiro (“Bisogna ricordare … che era vice re della Polonia, è per questo che sulla teca c’è una corona”), S. Paolino e S. Benedetto il moro (che si trova pure a Palermo a Santa Maria di Gesù).
Poi ci ha detto: “Bisogna ricordare che ad Alcamo c’è stato il terremoto, ed allora delle tele andate distrutte sono state sostituite da quelle fatte in anni più recenti dal pittore alcamese Gino Speciale”. Poi ci ha mostrato una tela di Giusseppe Renda (pittore Alcamese del 1700) e una tela mancante (La Madonna del lume) che stanno restaurando, una piccola scultura di smalti e coralli rappresentante la sacra famiglia, ed infine un trono d’oro appena restaurato.
Questo signore ha poi voluto accompagnarci nella piazza perché ha detto: “tanti miei concittadini non sanno che qui ci sono dei capitelli risalenti all’homo sapiens, vanno in giro a cercarli per il mondo mentre ce li abbiamo pure qui”. “Ora ve li faccio vedere, seguitemi”. Poco distante c’era un portale con due colonne i cui capitelli rappresentavano una donna e un uomo e al centro della porta un bambino, più avanti in un’altra colonna il volto di una donna.
Ora, dubito che si tratti di resti dell’homo sapiens, e non solo la mia fotocamera non è riuscita a fotografarli, ma non ho nemmeno trovato nulla nella mia piccola ricerca su internet riguardo a questi capitelli e alla loro storia, però erano molto belli e particolari e mi piacerebbe tanto saperne di più.
Il gentile signore ha continuato: “Bisogna ricordare… che c’era il “Principe Pria”, che viveva a Palermo, ma poi giunse ad Alcamo ed aveva un figlio maschio e una femmina, fece scolpirli nei capitelli, prima qui c’era l’erario, ora lo hanno acquistato famiglie di privati”.
Insomma dopo un po’ ci siamo salutati, con la promessa di rincontrarci e farci raccontare altre storie. E sempre bello passeggiare, anche inconsapevoli, per i luoghi e fare incontri, che ti lasciano sempre qualcosa, arricchiscono e dimostrano come gli umani, malgrado vivano in un mondo ormai disgregato e virtuale, sentano sempre e comunque il bisogno di comunicare e interagire tra loro, stare vicini e raccontare le proprie storie, ed a me le storie piacciono tantissimo, sia vere che…verosimili!
Per premiare la pazienza di chi è arrivato fino a qui, una semplice ricetta:
Involtini di pesce spada.
Ingredienti: quattro fette sottili di pesce spada (eventualmente batterle). Succo di un limone, olio evo (quanto basta) un cucchiaino di zucchero, foglie di alloro, cipolla. Per il ripieno: quattro cucchiai di pangrattato (un cucchiaio circa per ogni fetta), una manciata di uvetta e pinoli, un pezzetto di cipolla tritata, una manciata di prezzemolo, sale e pepe, un cucchiaio di olio evo.
Preparazione: In una ciotola mescolare tutti gli ingredienti del ripieno cercando di amalgamarli. Mettere un mucchietto di ripieno all’interno di ogni fetta di pesce spada e arrotolarla cercando di non far fuoriuscire il ripieno. Porre gli involtini in uno spiedo, intervallandoli tra loro con una foglia di alloro e un pezzo di cipolla. Metterli in una teglia preferibilmente su carta forno. Preparare un sughetto con dell’olio evo, il succo di un limone e lo zucchero (un cucchiaino), mescolare bene il tutto e versare sugli involtini. Mettere la teglia nel forno e cuocere per circa venti minuti.
Buon appetito!
12 commenti:
Grazie per la bella gita...ottima la ricetta..segno nel mio futuro giretto palermitano...bacioni e felice week end
Talmente bella Alcamo e l'incontro con il signore (ma i siciliani sono così: giustamente orgogliosi delle ricchezze della loro terra e desiderosi di farle conoscere) che gli involtini quasi passano in secondo piano :-D
Allora aspetto le foto... diurne :-)
Bellissimo racconto Evelin!
ma davvero ci sono tutte queste cose ad alcamo...???i miei ricordi sono mooooolto simili ai tuoi (la spiaggia e il mare eh eh eh...e la pineta per fare i pic nic...che bei tempi!!!)
Guardanon parliamo di influenza.. io ancora ne sto uscendo eheheheeh Bellissime foto.. e favolosa ricetta.. mi piace il sapore del pesce spada.. sembra carne!!! bacioni e buon lunedì .-)
che bei posti...ci ha portato in una bellissima passeggiata ...grazie!
che meraviglia Alcamo, la Sicilia è sicuramente una terra splendida che conosco solo tramite foto o tv, ma mi piacerebbe visitarla e assaggiare tutti i vostri ottimi piatti
baci
imma
ma quanto sarà bella la vostra città mio fratello me lo aveva detto bacio simmy
Le tue fotografie al crepuscolo e in notturna sono molto belle. Altrettanto la descrizione di Alcamo, è come aver fatto la passeggiata insieme!
Ciao, buona serata.
E pensare che facciamo viaggi dall'altra parte del mondo, quando noi non abbiamo nulla da invidiare
baci e buon we
Bella la gita e ottimi gli involtini di pesce spada!
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