martedì 4 gennaio 2011

Gli anelletti al forno, un timballo per ogni festa e svago!



A Palermo durante i giorni di Festa c’è un piatto che non può mancare. E’ un piatto che non ha stagione, può andar bene sia a Ferragosto che a Natale, un piatto che non ha differenze sociali, che non dispiace mai a nessuno, un piatto che ha delle sue regole fisse da seguire (come spesso capita nelle ricette tradizionali) ma che al contempo lascia libertà alla fantasia, un piatto antico e moderno, senza tempo ma con un ben preciso spazio: la città di Palermo.

Questo piatto è insieme forse alla pasta con le sarde, uno dei più tipici, un cult, un mito.
Se penso a Palermo, se penso alle giornate al mare, se penso alle gite in campagna, se penso alle tavole imbandite con vicino un Presepe o un albero di Natale, non posso che immediatamente associare gli “anellietti o furnu”, la pasta al forno (o come qualcuno a Palermo dice “col forno”), perchè se è pasta infornata, a Palermo non può che trattarsi di anelletti “ca carni capuliata” (con il ragù di carne tritata). E’ una pasta che si tramanda da generazioni, sempre uguale e a se stessa e sempre diversa. Ha un sapore antico, che sa di famiglia, amicizia, compagnia .


La pasta al forno è per tradizione presente un po’ in tutte le regioni d’Italia, in ogni luogo ha una sua specifica caratteristica.
A Palermo la caratteristica fondamentale è il formato della pasta, che sono assolutamente e tassativamente anelletti. Gli anelletti possono essere cucinati come timballo o sfusi (senza essere passati al forno),


ma sempre “ca carni capuliata”. Non saprei immaginare un altro condimento; è un formato parecchio strano, di cui non ho potuto trovare nessuna notizia riguardo alle sue origini, se non il fatto che ricordino gli anelli (bella scoperta!) o gli orecchini delle donne africane. Insomma niente storie di emiri arabi e strani simboli, o di gente del popolo che sostituiva gli anelli d’oro dei nobili spagnoli con i più semplici e poveri anellini di pasta, o di monsù che per vanità inventavano strani gioielli, e a maggior ragione niente c’entra il Signore degli anelli, hobbit, nani e elfi.

Ma niente paura, una storia da raccontare c’è sempre, se notizie non ci sono riguardo agli anelletti, qualcosa c’è riguardo ai timballi di pasta, e come sempre c’entrano gli arabi che, se crearono i presupposti per la nascita delle arancine, vista la loro passione per i timballi di riso, allo stesso modo forse inventarono anche i timballi di pasta, successivamente apprezzati anche dai nobili, durante le gite per le battute di caccia.

I timballi di anelletti a Palermo sono sempre apprezzati, dagli anziani e dai giovani, sono sempre di moda.
Tanti anni fa era possibile acquistarli nei chioschi dei panellari (venditori di panini con panelle), erano in versione “mono dose”, dei piccoli timballi che venivano assemblati in delle specie di bicchierini di alluminio, avevano la forma di un tronco di cono, erano trasportabili e comodi in ogni situazione, antesignani del fastfood!
Adesso non è più facile trovare questi timballini, ma in ogni gastronomia, rosticceria, e anche in alcuni panifici, non può mai mancare una teglia di “anelletti o fornu”!

Se quindi questi timballi possono rappresentare in parte la cucina di strada, la loro maggiore caratteristica è però quella di essere un piatto da preparare in casa, in grandi quantità, per tante persone e famiglie numerose. Dei giganti timballi da portare ovunque, già belli pronti, buoni anche a temperatura ambiente.
Nessuno può evitare di mangiarne una mega porzione al mare sotto l’ombrellone (adattissimi all’occasione, direi, visto che la logica consiglierebbe un pasto leggero e velocemente digeribile...), in tanti la gustano a Pasquetta nel parco della favorita, e molti la apprezzano a casa delle nonne durante il pranzo di Natale.

Mia madre mi racconta che quando era bambina, mia nonna la preparava in tutte le occasioni di svago, ma non avendo ancora il forno, si usava coprire la teglia con un coperchio di alluminio e riporla nel “fucularu”, una sorta di braciere con la carbonella. Il carbone rovente andava posto sia sotto la teglia che sopra il coperchio, dopo una mezz’oretta il risultato era ottimo e tutti erano felici!

Ultimo elemento da sottolineare, prima di passare alla ricetta, è proprio il fatto che il timballo di anelletti al forno, pur mantenendo delle caratteristiche costanti, prevede diverse versioni, ognuna secondo la fantasia e il gusto di chi la cucina.
E’ difficile trovare una ricetta comune, ognuno aggiunge degli ingredienti diversi, le costanti sono: “il ragù di carni capuliata chi pisieddi” (il ragù con carne tritata e piselli) gli anelletti, del formaggio all’interno, e la spolverata finale con pangrattato, per il resto tutto può variare. Tradizionalmente non potevano mancare al suo interno le uova sode e la mortadella, quest’ultima viene spesso sostituita con il più delicato prosciutto, anche i più tipici formaggi come la provola o il cacio cavallo vengono sostituiti dalla mozzarella o dalle sottilette. C’è chi introduce un buonissimo strato di melanzane fritte (ma è più una tradizione catanese), c’è chi, come me, ama tanto arricchire il tutto con la besciamella, c’è chi spolvera il parmigiano, ma basta poco a capire che non c’entra con la tradizione, ma tutto va bene, gli anelletti al forno prevedono la possibilità di spaziare, di integrare nuove idee e nuovi sapori, tutto (o quasi) è concesso!

Io preparo spesso gli anelletti al forno, da gran mangiona non mi so trattenere, sono tutto sommato facili da preparare e mi piace schiaffarci dentro tutto ciò che trovo, ma soprattutto non riesco a rinunciare alla besciamella, fino a qualche anno fa non avevo mai provato ad aggiungerla, ma poi un giorno ho provato quella che definirei la miglior pasta al forno (sempre si intende con anelletti) mai mangiata prima, c’era la besciamella, era squisita, e grande smacco a tutte le cuoche palermitane doc della mia famiglia, l’aveva cucinata la mia zia tedesca, è inutile, chi pratica lo zoppo impara a zoppicare, e lo supera pure!

La versione che presenterò qui è quella che ho cucinato per il compleanno di Massimo, una versione abbastanza semplice ma molto apprezzata (ammetto che però il giudizio dei commensali è stato falsato dalla mia precedente richiesta di farmi i complimenti anche a costo di mentire, vista la mia permalosità riguardo a ciò che cucino!!!).

Ricetta: Timballo di anelletti al forno

Ingredienti:
1 kg di anelletti (meglio marca Poiatti o Tomasello, ne ho provate altre e spesso si spezzettano).

Per il ragù: 400gr carne bovina macinata, 400gr di salsiccia sbudellata, una bottiglia di salsa e una lattina di concentrato di pomodoro (anticamente si usava solo estratto di pomodoro), una cipolla, una carota, sedano, noce moscata, 200gr circa di pisellini surgelati, olio, sale, pepe, un bicchiere di vino rosso.
Per la besciamella: 1 litro di latte, burro (quanto basta), 100 gr di farina, noce moscata, sale.
Per l’interno: fette di provola

Preparare il classico ragù. Fare un soffritto con un trito di cipolla, sedano e carota. Aggiungere la carne, quando è imbiondita sfumare con un bicchiere di vino. Aggiungere la salsa, il concentrato e allungare con poca acqua. Aggiungere sale, noce moscata e pepe. Far cuocere per circa 30 minuti. Aggiungere i pisellini e far cucinare per altri 5 minuti.


Preparare la classica besciamella. Io seguo la ricetta che mi ha insegnato mia madre, ovvero aggiungo al latte freddo la farina e con una frusta mescolo fino a quando sembra essersi sciolta. Successivamente aggiungo il burro (non tanto, vado ad occhio, circa 20 gr), noce moscata e sale. Solo a questo punto metto il pentolino sul fuoco e mescolo continuamente fino a quando si addensa.

Preparare il timballo: la pasta deve essere cotta al dente, scolata e mescolata insieme al ragù. In una teglia precedentemente oliata e spolverata di pangrattato, versare la metà della pasta condita con il ragù, spianare, versare e spandere la besciamella, aggiungere il formaggio a fette, ricoprire con l’altra metà di pasta, spianare.

Versare del pangrattato nella pentola sporca di ragù, insaporirlo e spolverarlo sulla pasta. Infornare per una mezz’ora circa.
Insomma scrivere la ricetta mi è risultato più difficile che cucinarla!!!


Per un miglior risultato e un alleggerimento del lavoro è preferibile preparare il ragù il giorno prima della composizione del timballo.

Questa è la mia versione, a voi tutta la libertà e la fantasia per creare il vostro timballo!

9 commenti:

Dana ha detto...

Buonissimi!Bellissima ricetta!

Scarlett: ha detto...

mio marito adora gli anelletti e questa tua versione piace tanto anche a me!!bacioni

JAJO ha detto...

Fantastici, infatti ho dovuto provarli "per forza" giù a Palermo.
E rigorosamente con ragu di carne e piselli :-)
Bella la preparazione di una volta, col carbone: secondo me avevano un altro sapore :-)
Purtroppo a Roma non riesco a trovare il formato di pasta: e pensare che anni fa si trovava regolarmente...
Ciaooooo

My Ricettarium ha detto...

Ammazza che ricetta superlativa!!!! mi sta venendo una fame pazzesca... baci baci :-)

Gianna ha detto...

Evelin, dev'essere una bontà!

Auguri per un anno prospero e gioioso!

Gianna ha detto...

Complimenti, Evelin!

Geillis ha detto...

Da noi questo formato di pasta si mangia solo in brodo, non è una pasta da fare col sugo...però, la tua versione mi sembra molto più goduriosa!!!

Lefrancbuveur ha detto...

Gli anelletti, un mito!

skd & co. srl ha detto...

Jajo noi siamo distributori a Roma contattaci su info@skdcompany.it , www.skdcompany.it .Possiamo indicarti anche dove trovarli. Saluti

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