venerdì 15 ottobre 2010

Pasta palina



A Palermo, come spesso capita, ogni piatto ha una particolare storia da raccontare, ed anche “a pasta palina” è completa di una sua narrazione del tutto originale.

Questo gustoso piatto dalle infinite varianti, è una delle più gustose cugine della più nota pasta con le sarde, infatti altro non è che una rivisitazione (in versione ancora più povera) di questa.

Chi fu l’ardito che si prese la briga di apporre delle modifiche al primo piatto più caratteristico di Palermo, inventato a suo tempo dal cuoco di un generale arabo sbarcato nella Conca D’oro?
La legenda dice che fu un frate sconosciuto appartenente all’ordine dei minimi (anche detti paolini o in dialetto “palini”) fondato da San Francesco di Paola.

Questi frati seguivano la regola della povertà ed il divieto assoluto di mangiare la carne e i suoi derivati, così dovettero arrangiarsi un po’, e se a Palermo nel bellissimo Monastero di San Francesco di Paola inventarono “a pasta palina”, un piatto povero dove di carne non c’è nemmeno l’ombra (va bene che i vegani più radicali mi potranno dire che c’è il pesce...), in Germania divennero ancora più noti producendo la birra “paulaner” (ed anche qui niente carne!).
Il monastero di San Francesco di Paola a Palermo è un luogo di culto molto bello,
sorge su quella che fu una piccola chiesa campestre dedicata alla martire palermitana S. Oliva, il cui corpo, secondo legenda, venne seppellito proprio sotto la chiesetta, appena fuori le mura della città. Successivamente la chiesetta di Sant’Oliva fu ceduta ai paolini che la spianarono e vi costruirono un monastero e una splendida Chiesa barocca con al suo interno opere pittoriche e sculture di grande valore.


Una curiosità: all’ordine dei paolini si ispirò forse anche il celebre gruppo (ancora oggi avvolto dal mistero) dei Beati Paoli, che dei frati copiarono l’abbigliamento. Riporta infatti il Pitrè, che i Beati Paoli presero questo nome perchè usavano travestirsi da monaci con un saio nero dotato di cappuccio, per passare inosservati durante il giorno, rifugiandosi nelle chiese della città fingendosi frati, e complottando la notte immersi nel buio.

E così, dai Frati Paolini ai Beti Paoli, arriviamo finalmente alla pasta palina, di cui esistono così tante versioni da non sapere più quale sia quella giusta. C’è chi toglie le sarde, chi il finocchietto selvatico, chi mette lo zafferano, chi la salsa di pomodoro. Il concetto è quello di rendere più povera la pasta con le sarde, ognuno fa poi come vuole.

Io mi limiterò alla versione che facciamo in famiglia (di generazione in generazione)!

Ingredienti (per due persone): 200 g di sarde fresche, 200 g di bucato, mezza cipolla grossa, 3 acciughe sott’olio, una manciata di uva passa e pinoli, una bustina di zafferano, olio, sale e pepe.
Premetto che anche nella mia versione ci sono due “sottoversioni”. Dipende se si hanno a disposizione le sarde. Se la risposta è affermativa, la ricetta è quella che tra poco scriverò, nel caso in cui le sarde saranno “fuiute”(scappate a mare), basterà non aggiungerle e magari abbondare un pochino con le acciughe sott’olio.

Preparazione: pulire bene le sarde e “allinguarle” togliendo lisca, squame, testa e coda e cercando di eliminare la maggior parte delle spine. Mettere a imbiondire la cipolla tritata finemente, unire l’uva passa, i pinoli, le acciughe sott'olio, sale e pepe. Aggiungere un mestolo d’acqua, lo zafferano (sciolto in una tazzina d’acqua tiepida) e cuocere a fuoco basso, aggiungere quindi le sarde, amalgamare il tutto per circa 10 minuti, se necessario, aggiungere poco alla volta dell’acqua fino a che si crei un sughetto ristretto.


A questo punto preparare la pasta (deve essere assolutamente “maccarruncino” bucato), scolarla e condirla.

Chi vuole potrà spolverarla con della “muddica atturrata” (pangrattato abbrustolito in padella).

Buon appetito!

7 commenti:

JAJO ha detto...

Fiùùùùùùù, meno male: quando hai scritto 200 gr. di bucato pensavo di dover aggiungere una maglietta bagnata o un pezzo di pantalone appena uscito dalla lavatrice hahahahaha
Scherzi a parte: questa la rifaccio subito ! Proprio ieri sera ho fatto un tortino d'alici: se postavi prima cambiavo ricetta :-D
Un bacione e... in bocca al lupo per tutto! Vedrai che il periodo nero passerà :-D

Scarlett: ha detto...

Anche noi in famiglia facciamo una versione simile aggiungiamo pero' un po' di passata per colorirla ma giusto un pizzico...come sempre grande Evelin!!!!torna presto con i tuoi racconti e le magnifiche ricette di famiglia e di Sicilia....bacioni

Gianna ha detto...

Dev'essere una delizia!

Evelin, ora tutto ok!

Anonimo ha detto...

Sono Palermitano, ma questa pasta
non l'ho mai mangiata. Sarà molto buona. Sono molto belle e artistiche le foto della chiesa!!!


F.C.

Unknown ha detto...

@Jajo: mi piace creare un certo stupore nel lettore... però una ricetta a base di panni da lavare sarebbe una vera novità gastronomica! Baci
@Scarlett: se non ho lo zafferano un po' di pomodoro lo metto pure io, bacioni e sempre grazie!
@Stella: si si, è buona, grazie per l'aiuto!!! Baci
@F.C.: il fotografo è davvero di alta professionalità... le sue iniziali sono proprio uguali alle tue, strano davvero!... Papà, mi sembra strano che tu non l'abbia mai mangiata questa pasta visto che la mamma la fa buonissima, ah, grazie per le foto!!!

Leonardo ha detto...

Che bontà Evelin!
Se penso che il pesce cosiddetto "azzurro" nostrano potrebbe essere bandito dalle nostre tavole,per i motivi che sappiamo, apprezzo ancora di più questa tua ricetta.
Complimenti per gli appunti storici, mi sto facendo una cultura sulla tua bella isola!
Buona fine settimana.

Luca and Sabrina ha detto...

Quando dico a Luca che la cucina siciliana mi fa impazzire non esagero, quello che ha scritto Jajò vale anche per noi, ovvero l'intenzione di rifarla al più presto! Niente passata di pomodoro, è perfetta così!!!!!
Baciotti
Sabrina&Luca

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